È fra i trenta più antichi e prestigiosi al mondo e tra i pochissimi italiani ultracentenari, il CT Firenze, che, in virtù della sua storia e dei suoi numerosi riconoscimenti, è anche tra i più attenti alla formazione dei giovani atleti della sua Scuola, affinché essa sia più completa ed efficace possibile. In questa ottica si inquadra il rapporto di collaborazione con il Dott. Ferdinando Galassi, psichiatra, psicoterapeuta, Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Firenze, Coordinatore del Centro di Terapia Cognitivo-Comportamentale dell’U.O. di Psichiatria del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell’Università di Firenze, Didatta SITCC - Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva.

Dalla frequentazione del CT Firenze e dall’amicizia con tutti i suoi maestri a cominciare da Riccardo Balzanti, dalla familiarità e stimolante conoscenza con il mental coach Alberto Castellani, è nato un interessante programma di allenamento per gli allievi della Scuola del Circolo.

“Negli sport, in questo caso nel tennis, vi sono tre aspetti fondamentali che sono la tecnica, la preparazione atletica fisica e quella psicologica. Le percentuali – spiega Galassi - sono sempre molto vaghe, ma se un terzo è tecnica, un terzo è prestazione fisica, un terzo, soprattutto negli sport individuali, è mentale. Quest’ultimo aspetto, purtroppo, non è stato molto sviluppato dalle società sportive italiane”.

Diverso è il caso del CT Firenze che invece ha rilevato l’importanza di questo fattore a beneficio dei giovani dell’agonistica e della preagonistica.  Per i suoi interventi Ferdinando Galassi si avvale di una équipe di quattro psichiatri che operano sotto la sua supervisione, con i quali svolge un’attività specifica incentrata su diverse tecniche: il rilassamento, le visualizzazioni, il dialogo interno, il  training assertivo.

Il rilassamento è rivolto agli atleti della Scuola Tennis - una ventina di ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni - che si stanno avvicinando all’agonismo e che quindi vivono, come spiega Galassi, “un certo tipo di stress, di tensioni, di paure, di rabbia; sono nervosi, irritabili, agitati”.

Con le visualizzazioni (di incontri immaginati) “vengono stimolati i recettori e tutta la parte biologica che a sua volta viene stimolata nel momento in cui si compie l’azione. È una vecchia tecnica. Quarant’anni fa, quando ero piccolo – ricorda Galassi - nel calcio ci facevano immaginare i goal e le azioni. C’è, infatti, un aspetto muscolare, non di contrazione ma di tensione, che, con le visualizzazioni, sviluppa un allenamento.

Un altro aspetto fondamentale è quello del “dialogo interno”, cioè del “pensare”. “Migliorare un modo di pensare, in maniera positiva anziché negativa, serve. I nostri operatori cercano di stimolare questo dialogo interno lavorando con gruppi di due o tre persone. Utilizzando il rilassamento e le visualizzazioni la performance migliora. Non solo, ma stimoliamo gli allievi anche all’autoefficacia, cioè alla sensazione di ‘potercela fare’ a risolvere un problema. L’autoefficacia è quella che precede il flow, l’atto di estasi che si ha nello sport quando tutto funziona. Lavorando sul dialogo interno facciamo accettare anche il fatto che si può sbagliare”.

Il training assertivo, spiega Ferdinando Galassi, si rivolge “a chi prova vergogna più che paura di esporsi, e comporta tutta una serie di esercizi ‘anti vergogna’”.

L’attività di Galassi e della sua équipe si articola anche in relazione ad allievi iperstimolati o a quelli ipostimolati, con specifici esercizi di stimolazione.

Ad arricchire il programma di allenamento si aggiunge quello propriocettivo che si sviluppa attraverso altri esercizi, come ad esempio, quelli che vengono svolti dai ragazzi bendati e senza scarpe perché possano sentire di più il campo sotto ai piedi o per provare un colpo ad occhi chiusi.

Al quarto anno di attività al Circolo il bilancio è positivo, conferma Galassi, come era stato quello relativo ad una precedente esperienza risalente a circa sei sette anni prima condivisa, anche in quel caso, con il maestro Riccardo Balzanti.

Sul suo impegno al CT Firenze ribadisce: “lo faccio per divertimento. Al di là della psichiatria, vengo da un mondo psicoterapico che è il cognitivismo. Le tecniche che vengono utilizzate per questa attività sono tutte cognitive e cognitivo comportamentali. Possiamo dire che il mondo sportivo ha applicato le tecniche del ‘mio’ mondo…”.

di Rita Sanvincenti

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